Un mondo senza plastica inizia anche dai sacchetti bio
I giorni scorsi si è parlato tanto dell'immissione per legge dei sacchetti biodegradabili che dovranno essere pagati dai consumatori.
L'Italia si è divisa in due: chi ne sostiene la validità per il rispetto dell'ambiente e chi ritiene ingiusta un'ennesima tassa.
Forse è inutile ricordare che la plastica è uno dei veri problemi del nostro tempo: milioni di animali ogni anno muoiono nei nostri mari a causa della plastica che arriva a formare persino “continenti”, uno dei quali grande otto volte l'Italia nell'oceano Pacifico. Di recente è stata trovata una nuova orribile isola di plastica nel Mar dei Caraibi, vicino all'isola di Roatan.
Consapevoli di questa emergenza planetaria molte associazioni si danno da fare per sensibilizzare l'opinione pubblica a limitare l'utilizzo della plastica e promuoverne il riciclo. Mesi fa ho conosciuto Dario Nardi, un biologo ferrarese che si è messo in viaggio a bordo di una bici di bambù attraverso il Sudamerica per testimoniare l'invasione della plastica nei posti più impensabili. Più volte, con la mia diretta domenicale su TV2000 Il mondo insieme, mi sono collegata con lui scoprendo luoghi, nell'immaginario collettivo incontaminati, devastati in realtà dalla plastica. Un esempio è il lago Titicaca a quasi 4000 metri d'altezza, deturpato da cumuli di rifiuti.
La sua è una denuncia molto forte, frutto di una convinzione profonda. Un'impresa non da super uomo ma da persona spinta da una forza diversa: la convinzione davvero di riuscire a cambiare qualcosa.
Questo articolo è stato pubblicato su Famiglia Cristiana