Tagliare i corni per proteggere i rinoceronti

Sono passati diversi anni da quando in Kenya, ospite dell'associazione guidata da Anna Mertz, assistetti alla cattura di un rinoceronte per inserire nel suo corno, con una sorta di intervento dentistico, un piccolo trasmettitore che sarebbe dovuto diventare un deterrente per le azioni di bracconaggio.
Già allora mi domandavo a che punto fossimo arrivati. Animali catturati, narcotizzati e operati da esseri umani per difendere la loro sopravvivenza messa a duro rischio da altri esseri umani. Avevo detto allora, come provocazione: "Arriveremo a dover togliere le zanne agli elefanti e i denti ai leoni, ma per le pellicce di leopardo come faremo?".
Modificare la natura allo scopo di proteggerla: una follia umana. Invece sta succedendo proprio questo. Nello Zimbabwe il governo ha annunciato di voler tagliare i corni a cento rinoceronti che vivono nei parchi nazionali proprio per proteggerli dai bracconieri. Nel Paese, nel 2015, sono stati uccisi illegalmente 50 esemplari sui circa 1300 uccisi in tutta l'Africa.
Forse questa decisione porterà a qualche risultato, non lo so. Di certo so che il corno per il rinoceronte è un'importante arma di difesa, è indispensabile negli atti di corteggiamento ed è a tutti gli effetti una parte dell'animale, non una giacca da indossare o togliere. Chi l'avrebbe mai detto, anni fa, che la mia provocazione sarebbe stata una triste profezia?
Questo articolo è stato pubblicato su Famiglia Cristiana