VIAGGIO A PAESTUM
di Licia Colò
Un percorso tra i tesori storici e paesaggistici straordinari in una stagione in cui si può assaporare al meglio le bellezze di questi posti.
19 ottobre 2001 - L’autunno è ancora mite e le temperature sono ancora accettabili. Non c’è niente di meglio, allora, che godersi qualche giorno in tranquillità ed immergersi in una terra che profuma di storia: la valle di Paestum.
Intorno al 600 a.C. proprio su questa terra nella sua parte più settentrionale l'antico popolo greco fondò la città di Poseidonia che nel 273 a.C. dopo circa 150 anni di dominio lucano divenne colonia romana con il nome latino di Paestum. Il nostro viaggio inizia proprio da qui, dove le grandiose rovine testimoni delle antiche civiltà si svelano in tutto il loro fascino: nel punto più alto possiamo ammirare il Tempio di Cerere. La sua costruzione risale alla fine del VI secolo a.C. e fu dedicato dai Greci ad Athena la dea della saggezza e delle arti.
Ma fra questi ruderi ogni angolo racconta secoli di storia e la nostra mente corre fra le pieghe del tempo facendoci immaginare la vita di allora.
Il centro commerciale e politico di Paestum era il Foro chiuso su tutti i quattro lati da un porticato coperto su cui si affacciavano botteghe e negozi di ogni genere. Dal Foro si accedeva al teatro all'aperto l'edificio circolare a gradinate in cui probabilmente si riuniva il massimo Consiglio della città. Percorrendo una stradina lastricata si arriva all'anfiteatro che era il luogo in cui il popolo romano assisteva alle lotte dei gladiatori contro le fiere Conteneva circa duemila persone che per assistere allo spettacolo giungevano dalla campagna circostante e da tutti i paesi vicini. Ma qui a Paestum, oltre a questi straordinari monumenti si conservano ancora alcuni rarissimi affreschi della pittura greca come quelli scoperti nella Tomba del Tuffatore. A pochi chilometri da Paestum c’è la cittadina di Velia. Di quello che fu uno dei pochissimi punti di approdo sulle coste della Calabria e della Lucania antica rimangono solo pochi resti tra cui il monumento che comprende l'unico arco greco del IV secolo a.C. Si è conservato perfettamente ed è conosciuto come la Porta Rosa. Rappresentava il punto chiave del sistema difensivo della città e la sola possibilità di passaggio da nord a sud tra il quartiere meridionale e quello settentrionale. Fu scoperta nel 1964 e ancora oggi rappresenta il rinvenimento archeologico più importante di Velia.
Andando via da Velia, giungiamo a Palinuro. Su questa terra da sempre sono state raccontate delle splendide leggende, la più famosa di tutte risale addirittura all'Eneide. Palinuro era il nocchiero di Enea e una notte durante una tempesta Palinuro stava lottando contro le onde scrutando il cielo per capire qualcosa per capire qualcosa dalle stelle improvvisamente venne travolto dal sonno e un onda lo fece cadere in mare per tre giorni riuscì a sopravvivere lottando contro le onde e alla fine, quando stava proprio per approdare su questa terra, gli abitanti del luogo scambiandolo per un mostro marino lo uccisero lasciando il suo corpo dilaniato su queste spiagge. Poco tempo dopo l'ombra di Palinuro riapparve ad Enea e lo pregò di ritrovargli il suo corpo per dargli degna sepoltura. La sibilla che guidava Enea dopo aver ascoltato il racconto di Palinuro placò il suo dolore assicurandogli che i suoi resti sarebbero stati per sempre custoditi all'interno di un sepolcro che dovrebbe essere proprio il Capo Palinuro che è uno sperone calcareo che si protende in un mare che può essere considerato tra i più belli della nostra penisola: l'acqua limpidissima è di un azzurro intenso e nell'arco di poche centinaia di metri, in corrispondenza dei diversi tipi di fondale, assume infinite sfumature.
Sul promontorio immerso nel verde si trova l'abitato di Palinuro.. anch'esso come Velia e Paestum fu colonia greca. Il suo aspetto è quello tipico dei paesini mediterranei: le case sono basse e tinteggiate di bianco, i muri sono colorati dai fiori delle rigogliose bouganville, le vie sono animate da piccole botteghe che offrono al turista ceramiche variopinte che ritraggono i caratteristici paesaggi del sud.
Intorno al 600 a.C. proprio su questa terra nella sua parte più settentrionale l'antico popolo greco fondò la città di Poseidonia che nel 273 a.C. dopo circa 150 anni di dominio lucano divenne colonia romana con il nome latino di Paestum. Il nostro viaggio inizia proprio da qui, dove le grandiose rovine testimoni delle antiche civiltà si svelano in tutto il loro fascino: nel punto più alto possiamo ammirare il Tempio di Cerere. La sua costruzione risale alla fine del VI secolo a.C. e fu dedicato dai Greci ad Athena la dea della saggezza e delle arti.
Ma fra questi ruderi ogni angolo racconta secoli di storia e la nostra mente corre fra le pieghe del tempo facendoci immaginare la vita di allora.
Il centro commerciale e politico di Paestum era il Foro chiuso su tutti i quattro lati da un porticato coperto su cui si affacciavano botteghe e negozi di ogni genere. Dal Foro si accedeva al teatro all'aperto l'edificio circolare a gradinate in cui probabilmente si riuniva il massimo Consiglio della città. Percorrendo una stradina lastricata si arriva all'anfiteatro che era il luogo in cui il popolo romano assisteva alle lotte dei gladiatori contro le fiere Conteneva circa duemila persone che per assistere allo spettacolo giungevano dalla campagna circostante e da tutti i paesi vicini. Ma qui a Paestum, oltre a questi straordinari monumenti si conservano ancora alcuni rarissimi affreschi della pittura greca come quelli scoperti nella Tomba del Tuffatore. A pochi chilometri da Paestum c’è la cittadina di Velia. Di quello che fu uno dei pochissimi punti di approdo sulle coste della Calabria e della Lucania antica rimangono solo pochi resti tra cui il monumento che comprende l'unico arco greco del IV secolo a.C. Si è conservato perfettamente ed è conosciuto come la Porta Rosa. Rappresentava il punto chiave del sistema difensivo della città e la sola possibilità di passaggio da nord a sud tra il quartiere meridionale e quello settentrionale. Fu scoperta nel 1964 e ancora oggi rappresenta il rinvenimento archeologico più importante di Velia.
Andando via da Velia, giungiamo a Palinuro. Su questa terra da sempre sono state raccontate delle splendide leggende, la più famosa di tutte risale addirittura all'Eneide. Palinuro era il nocchiero di Enea e una notte durante una tempesta Palinuro stava lottando contro le onde scrutando il cielo per capire qualcosa per capire qualcosa dalle stelle improvvisamente venne travolto dal sonno e un onda lo fece cadere in mare per tre giorni riuscì a sopravvivere lottando contro le onde e alla fine, quando stava proprio per approdare su questa terra, gli abitanti del luogo scambiandolo per un mostro marino lo uccisero lasciando il suo corpo dilaniato su queste spiagge. Poco tempo dopo l'ombra di Palinuro riapparve ad Enea e lo pregò di ritrovargli il suo corpo per dargli degna sepoltura. La sibilla che guidava Enea dopo aver ascoltato il racconto di Palinuro placò il suo dolore assicurandogli che i suoi resti sarebbero stati per sempre custoditi all'interno di un sepolcro che dovrebbe essere proprio il Capo Palinuro che è uno sperone calcareo che si protende in un mare che può essere considerato tra i più belli della nostra penisola: l'acqua limpidissima è di un azzurro intenso e nell'arco di poche centinaia di metri, in corrispondenza dei diversi tipi di fondale, assume infinite sfumature.
Sul promontorio immerso nel verde si trova l'abitato di Palinuro.. anch'esso come Velia e Paestum fu colonia greca. Il suo aspetto è quello tipico dei paesini mediterranei: le case sono basse e tinteggiate di bianco, i muri sono colorati dai fiori delle rigogliose bouganville, le vie sono animate da piccole botteghe che offrono al turista ceramiche variopinte che ritraggono i caratteristici paesaggi del sud.