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di Daniela Peterlini
di Daniela Peterlini
VIAGGIO NELLA TERRA DEGLI ORSI
di Daniela Peterlini
Il resoconto di un’avventura in camper nel nord del Canada,
a Churchill, dove i plantigradi vivono liberi nella fredda tundra
tra i ghiacci e la neve.
24 settembre 2001 - Il primo orso della mia vita è di peluche, è bruno e si chiama Dedè ed è al corrente di tutto ciò che mi succede.
Il secondo è grosso e bianco, rimane con me per tantissimo tempo, comodamente seduto nella poltrona della mia camera.
Il terzo….il quarto…, non ricordo bene, ora però sono qui a Churcill, una cittadina che si trova a nord nel Canada, sul fiume omonimo, oltre la baia di Hudson.
Fuori è freddo, un freddo che penetra in ogni fessura e gela le ossa. Il mio viaggio mi ha portato fin qui per poter osservare gli orsi da vicino.
Le nostre tute sono estremamente confortevoli e ci danno un piacevole senso di tepore.
La cittadina è una fila di case lungo una strada bianca, spazzata da un forte vento che solleva la neve ghiacciata formando dei piccoli mulinelli.
Le case hanno tetti di lamiera, sbarre alle finestre e porte rinforzate e ciò non per difenderle dai ladri, ma dagli assalti di quei bontemponi degli orsi, che proprio in questo periodo, in autunno, sembrano radunarsi in questa zona.
I turisti accorrono a frotte, felici di potersi trovare a tu per tu con questi giganti giocherelloni.
I rangers hanno delle veloci motoslitte con cui cercano di allontanare i plantigradi che curiosi si avventurano per la città. Quando non vi riescono sparando cartucce a salve ed in extremis colpiscono l’animale con un narcotico e poi lo trascinano fuori.
I nostri amici adulti pesano dai 300 ai 400 chilogrammi, sono molto forti, possono tranquillamente nuotare per 130 chilometri senza ombra di stanchezza, fra acqua e ghiaccio, sviluppando una velocità di circa 40 chilometri all’ora.Appartengono alla specie Ursus Nautilus che pare discenda da un gruppo di orsi bruni che, durante una microglaciazione, nel Pliocene, circa 100.000 anni fa è rimasto isolato fra i ghiacci.
La sua pelliccia untuosa impedisce all’acqua ed alla neve di appiccicarsi. E’un forte digiunatore, può resistere senza cibo fino a otto mesi. Questo, a grandi linee, è il personaggio che siamo venuti a cercare.
Per potersi avvicinare alla sua zona si deve penetrare nella tundra ed a tal fine qui si usano macchine molto particolari: sembrano dei grossi campers, nel senso che sono forniti di tutti i conforts, montati su grossi ed alti cingoli. Il mezzo si alza da terra per più di due metri e tutte le finestre e le porte sono ovviamente provviste di sbarre.E’ su uno di questi mezzi che anche noi ci imbarchiamo alla ricerca di un gruppetto d’orsi, giusto da poter osservare . Purtroppo il tempo è nuvoloso e la luce non è delle migliori. Noi ci avventuriamo nella tundra, qua e la si vedono orsi che passeggiano, corrono, giocano, ci sentono, fiutano l’aria, s’incuriosiscono e se ne vanno.
Durante la nostra ricerca ecco, ad un tiro di schioppo una volpe bianca, lancio un grido:
-Guardate, una volpe!
Tutti brontolano.
-Tanto chiasso per quella la, noi cerchiamo gli orsi…….
Era la prima volta che la vedevo da così vicino, era magra, circospetta, sembrava affamata. Com’era bella così candida sulla neve! E pensare che il suo pelo è incolore, appare bianco, perché essendo trasparente, riflette quello della neve. Nelle altre stagioni il suo colore cambia completamente.
-Eccoli, questo è proprio un bel gruppo.
Scendiamo tutti, inforchiamo le nostre cineprese, ma gli orsi non ci lasciano il tempo di riprenderli e si allontanano giocando e rotolandosi sulla neve lasciandoci lì con un palmo di…..cinepresa.
Risaliamo sul nostro mezzo mobile e ripartiamo la ricerca, ma passano due giorni prima che il cielo sia di nuovo azzurro ed il freddo, anche se lo spettacolo è bellissimo, pare scendere fino al cuore.
Uno di noi decide di usare l’astuzia, chiede di cucinare una bella bistecca di salmone e di lasciare aperte tutte le finestre per permettere al profumo di espandersi.
In questa zona, in cui nell’aria non ci sono odori, i profumi si disperdono con una rapidità incredibile.
Gli orsi si nutrono prevalentemente di foche e di pesce, ma in caso di fame mangiano qualsiasi cosa.
Il loro affinatissimo olfatto li porta subito sotto il camper, ma vedendo che il cibo non arriva, dopo varie esplorazioni se ne vanno velocemente, attirati altrove da chissà quali messaggi.
La disperazione fa decidere un gesto estremo e, contravvenendo ad ogni regola gettiamo la bistecca succosa e profumata nella neve.
Gli orsi fiutano l’aria, ma prima che possano realizzare ecco sbucare la volpina, che, come una freccia, cattura la bistecca e la slappa in 4 bocconi. Non vi so descrivere le risate,quell’animaletto magro, quasi spaurito e certamente affamato è stato il più in gamba di tutti.
Finalmente tre orsi arrivano rotolandosi nella neve, giocano come ragazzini.Se non sapessimo che con una zampata uccidono una foca, sarei tentata di ruzzolarmi giù dalla duna per unirmi a loro, ma so bene che il nostro viaggio serve per farceli osservare, lasciati alla loro selvaticità.
La giornata è finita, nel camper ci attende un the caldo e domani un aereo per tornare a casa.
Il secondo è grosso e bianco, rimane con me per tantissimo tempo, comodamente seduto nella poltrona della mia camera.
Il terzo….il quarto…, non ricordo bene, ora però sono qui a Churcill, una cittadina che si trova a nord nel Canada, sul fiume omonimo, oltre la baia di Hudson.
Fuori è freddo, un freddo che penetra in ogni fessura e gela le ossa. Il mio viaggio mi ha portato fin qui per poter osservare gli orsi da vicino.
Le nostre tute sono estremamente confortevoli e ci danno un piacevole senso di tepore.
La cittadina è una fila di case lungo una strada bianca, spazzata da un forte vento che solleva la neve ghiacciata formando dei piccoli mulinelli.
Le case hanno tetti di lamiera, sbarre alle finestre e porte rinforzate e ciò non per difenderle dai ladri, ma dagli assalti di quei bontemponi degli orsi, che proprio in questo periodo, in autunno, sembrano radunarsi in questa zona.
I turisti accorrono a frotte, felici di potersi trovare a tu per tu con questi giganti giocherelloni.
I rangers hanno delle veloci motoslitte con cui cercano di allontanare i plantigradi che curiosi si avventurano per la città. Quando non vi riescono sparando cartucce a salve ed in extremis colpiscono l’animale con un narcotico e poi lo trascinano fuori.
I nostri amici adulti pesano dai 300 ai 400 chilogrammi, sono molto forti, possono tranquillamente nuotare per 130 chilometri senza ombra di stanchezza, fra acqua e ghiaccio, sviluppando una velocità di circa 40 chilometri all’ora.Appartengono alla specie Ursus Nautilus che pare discenda da un gruppo di orsi bruni che, durante una microglaciazione, nel Pliocene, circa 100.000 anni fa è rimasto isolato fra i ghiacci.
La sua pelliccia untuosa impedisce all’acqua ed alla neve di appiccicarsi. E’un forte digiunatore, può resistere senza cibo fino a otto mesi. Questo, a grandi linee, è il personaggio che siamo venuti a cercare.
Per potersi avvicinare alla sua zona si deve penetrare nella tundra ed a tal fine qui si usano macchine molto particolari: sembrano dei grossi campers, nel senso che sono forniti di tutti i conforts, montati su grossi ed alti cingoli. Il mezzo si alza da terra per più di due metri e tutte le finestre e le porte sono ovviamente provviste di sbarre.E’ su uno di questi mezzi che anche noi ci imbarchiamo alla ricerca di un gruppetto d’orsi, giusto da poter osservare . Purtroppo il tempo è nuvoloso e la luce non è delle migliori. Noi ci avventuriamo nella tundra, qua e la si vedono orsi che passeggiano, corrono, giocano, ci sentono, fiutano l’aria, s’incuriosiscono e se ne vanno.
Durante la nostra ricerca ecco, ad un tiro di schioppo una volpe bianca, lancio un grido:
-Guardate, una volpe!
Tutti brontolano.
-Tanto chiasso per quella la, noi cerchiamo gli orsi…….
Era la prima volta che la vedevo da così vicino, era magra, circospetta, sembrava affamata. Com’era bella così candida sulla neve! E pensare che il suo pelo è incolore, appare bianco, perché essendo trasparente, riflette quello della neve. Nelle altre stagioni il suo colore cambia completamente.
-Eccoli, questo è proprio un bel gruppo.
Scendiamo tutti, inforchiamo le nostre cineprese, ma gli orsi non ci lasciano il tempo di riprenderli e si allontanano giocando e rotolandosi sulla neve lasciandoci lì con un palmo di…..cinepresa.
Risaliamo sul nostro mezzo mobile e ripartiamo la ricerca, ma passano due giorni prima che il cielo sia di nuovo azzurro ed il freddo, anche se lo spettacolo è bellissimo, pare scendere fino al cuore.
Uno di noi decide di usare l’astuzia, chiede di cucinare una bella bistecca di salmone e di lasciare aperte tutte le finestre per permettere al profumo di espandersi.
In questa zona, in cui nell’aria non ci sono odori, i profumi si disperdono con una rapidità incredibile.
Gli orsi si nutrono prevalentemente di foche e di pesce, ma in caso di fame mangiano qualsiasi cosa.
Il loro affinatissimo olfatto li porta subito sotto il camper, ma vedendo che il cibo non arriva, dopo varie esplorazioni se ne vanno velocemente, attirati altrove da chissà quali messaggi.
La disperazione fa decidere un gesto estremo e, contravvenendo ad ogni regola gettiamo la bistecca succosa e profumata nella neve.
Gli orsi fiutano l’aria, ma prima che possano realizzare ecco sbucare la volpina, che, come una freccia, cattura la bistecca e la slappa in 4 bocconi. Non vi so descrivere le risate,quell’animaletto magro, quasi spaurito e certamente affamato è stato il più in gamba di tutti.
Finalmente tre orsi arrivano rotolandosi nella neve, giocano come ragazzini.Se non sapessimo che con una zampata uccidono una foca, sarei tentata di ruzzolarmi giù dalla duna per unirmi a loro, ma so bene che il nostro viaggio serve per farceli osservare, lasciati alla loro selvaticità.
La giornata è finita, nel camper ci attende un the caldo e domani un aereo per tornare a casa.