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di Marco D’Amico

SANDRO MAYER E GLI ANIMALI
di Marco D’Amico

A colloquio con il direttore del settimanale “Gente” che si occupa da sempre degli animali per i quali ha scritto numerosi articoli, pubblicato due libri ed è opinionista sul tema in molti programmi televisivi, non ultimo “Il mio migliore amico” in onda su Canale 5 per l’intera estate e che lo ha visto protagonista insieme ad Enrica Bonaccorti e Massimo Perna, il papà di Sun Shonik.

17 settembre 2001 - Il suo impegno come giornalista si è sempre indirizzato verso il mondo degli animali. Come nasce questa passione?
Fin dagli inizi della mia carriera, ogni volta che c’era una storia di cronaca con animali me ne sono occupato come giornalista prima e come direttore negli anni seguenti. Gli animali fanno parte della nostra vita, vivono con noi nelle nostre case, ci danno emozioni forti e crescono con la nostra famiglia. Sono degli amici, dei figli, dei compagni e mi è sempre piaciuto mettere su carta notizie e aneddoti che li riguardano. Così, con il mestiere di giornalista, da sempre ho cercato di dare voce alle storie che hanno come protagonisti gli animali. E questa passione è sfociata nella pubblicazione di due libri a loro dedicati.

Oltre agli articoli, dunque, lei ha scritto anche dei libri sugli animali. Ce ne vuol parlare?
Avevo una cagnolina in casa e poi è mancata. Ho voluto trasmettere le emozioni che mi ha trasmesso attraverso un libro intitolato “Dichiarazione D’amore” nel quale racconto la storia di questa barboncina, dall’arrivo nella nostra abitazione, nella nostra vita, fino al momento della malattia. Il libro, dal punto di vista delle vendite, è andato molto bene e il ricavato lo darò a mia figlia, che era poi la vera padroncina della nostra cagnolina, in modo che possa adoperarlo al meglio occupandosi di cani. Da poco, invece, è uscito anche un secondo libro intitolato “Amore senza parole” che raccoglie storie, aneddoti e articoli giornalistici su insolite e tenere storie di cani realmente accadute. In questo libro si intrecciano vicende e sentimenti degli umani nei confronti dei nostri amici a quattro zampe. Amici che diventano i protagonisti principali di queste storie, come quella del cane che si recava ogni giorno alla tomba del suo padrone. O le liti per l’acquisizione di un animale di una ex. coppia di coniugi davanti agli avvocati, in sede di separazione. Sono storie semplici e “romanzate” di cani “eroi” o cani “normali” le cui vicende si intrecciano tra gli appartamenti di uno stabile di Corso Roma.

Cosa può dare il giornalismo al mondo degli animali?
Credo che possa dare veramente tanto. Lo dimostra anche il successo di ascolto avuto questa estate dal programma di Canale 5 condotto da Enrica Bonaccorti “Il mio migliore amico”, nel quale ho raccontato vicende legate a questi splendidi animali. I numeri sono dalla nostra parte e penso che, nel nostro piccolo, abbiamo anche contribuito alla diminuzione degli abbandoni in Italia i cui dati, forniti dalle associazioni animaliste, ci confortano molto. Ma c’è ancora tanto da fare e gli sforzi, in tal senso, debbono essere congiunti e continui da parte di tutta la nostra categoria.

Ha ragione, c’è ancora molto da fare. In tal senso pensa che la nascita di siti, come il nostro, dedicati al mondo degli animali possano indirizzare i lettori verso una maggiore sensibilizzazione?
Credo che internet sia uno strumento importantissimo per sensibilizzare la gente. Soprattutto i giovani che sono grandi appassionati della Rete ma anche degli animali e della natura. Sono loro il futuro e possono sfruttare al meglio questo strumento telematico per dare agli animali un mondo migliore.

In tal senso, il ns. portale ha organizzato con successo l'iniziativa "Adotta un cane per due ore" grazie alla quale chi non ha possibilità di tenere un animale in casa può rivolgersi ai canili aderenti per trascorrere il proprio tempo libero con questi animali più sfortunati, dando loro affetto e compagnia. Lei è favorevole ad iniziative del genere?
In linea di massima credo siano iniziative altamente positive per il mondo degli animali. Solo che bisogna usufruirne nel modo giusto perché, stando con un cane un paio d’ore, gli si offre una speranza ma se poi queste visite non hanno continuità la cosa, per l’animale, diventa una tragedia. Il cane, infatti, si affeziona alla persona che va a trovarlo, ne assimila le abitudini, il comportamento e gli orari. Lo aspetta, sapendo che lui arriverà a quella tal ora e se questa persona quel giorno non va a trovarlo per lui è un dramma e ci sta male. Chi decide di partecipare a questa iniziativa, che ripeto è lodevolissima e ben vengano altre iniziative del genere come la vostra, deve rispettare innanzitutto la sensibilità dell’animale. Però se prende l’abitudine di stare con il cane del canile più volte a settimana, anche se solo per un paio d’ore, questa persona fa una grande cosa perché riesce a dare e ricevere affetto da un animale che fino a quel momento è stato sfortunato. Anche se sono soltanto due ore al giorno ma già questa è un’azione concreta e degna di rispetto. Ma ripeto, non deve essere una tantum. Così facendo per il cane sarebbe soltanto un ulteriore dispiacere.

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