A PASSEGGIO SULLA MAGA CIRCE
di Licia Colò
Tra le rovine delle Terme di Domiziano e la natura della costa tirrenica,
il viaggio di oggi ci porta al Circeo a metà strada tra Roma e Napoli.
2 luglio 2001 - Il viaggio nel parco del Circeo comincia dal suo cuore, dalle terme della Villa di Domiziano. Per gli antichi Romani il bagno alle terme era considerato un luogo di incontro, un ambiente dove scambiare opinioni, dove parlare. Una realtà spaziosa se è vero che la Villa si estendeva per 46 ettari: una vera e propria città.
Da ricordare sono le cisterne, oggi immerse nella vegetazione. Tra queste, la più suggestiva è senz’altro quella del’Eco. Le scale che conducono all’interno rimbombano in modo irreale e le volte che si srotolano lentamente innanzi appaiono stanze per Ciclopi. La sua lunghezza è di 60 metri e la luce all’interno è tremolante quasi a voler meglio stimolare la fantasia di chi visita questo luogo. Resti monumentali che formano un parco archeologico perfettamente inserito nello spettacolo verde del Circeo.
Il più piccolo fra i parchi italiani: 8.300 ettari sul litorale laziale. Un lingua verde lunga 40 chilometri che parte dal magico promontorio a Capo Portiere. La fascia litoranea è la più varia e spettacolare e la zona umida chiusa dai laghi di Fogliano dei Monaci e di Cabrolace è stata riconosciuta nel 1971 in base alla convezione di Ramsa, di interesse internazionale.
Solo una lunga striscia di sabbia difende la terra dagli assalti dei venti salati. Un’occasione per ammirare gli ultimi resti di macchia mediterranea, spalmati sulle dune di sabbia.
In determinate stagioni dell’anno i colori sgargianti dei fiori regalano alla duna un abito diverso e pieno di vita. In questo luogo l’unico suono che si può ascoltare è quello della risacca delle onde che si infrangono sul bagnasciuga. Poco lontano si sente il canto degli uccelli tranquilli abitanti di questa zona di foresta che è stata salvata durante la bonifica e che oggi si chiama Selva del Circeo un ambiente che in passato dava lavoro a molti uomini che proprio dagli alberi traevano sostentamento.
In origine questo bosco era formato da un nucleo principale costituito quasi esclusivamente da querce. Veniva chiamato fustaia e fu proprio quello che venne salvato dal taglio generale della selva avvenuto durante la bonifica delle paludi. Il bosco ceduo invece fu completamente abbattuto lasciando la fustaia esposta ai venti alla salsedine marina ad una maggiore luce e a un maggior calore. Per proteggere le preziose querce furono piantate due specie tipiche della vegetazione mediterranea il pinus spinea e l’eucaliptus. Fra questi ultimi alcuni alberi della specie eucaliptus grandis hanno raggiunto dimensioni grandiose. Sono esemplari splendidi dal tronco liscio e quasi vellutato.
La foresta non è solamente uno scenario straordinario un microcosmo affascinante in cui poter rivivere certe sensazioni. Essa con le sue preziosissime forme di vita rappresenta una vera e propria risorsa biologica che l’Unesco ha inserito dal 1977 nella rete internazionale delle riserve della Biosfera.
Nel parco del Circeo molte sono le specie animali: le tartarughe palustri, ad esempio. Quindi piccoli crostacei, rane, tritoni e bisce d’acqua, presenti solo per alcuni mesi, a seconda della quantità di pioggia che cade durante l’anno. In questa foresta fatta di ambienti originari e di ambienti nuovi sono stati ricreati alcuni luoghi per tutelare alcuni di quelli animali che fin dall’antichità la popolavano. Uno di questi è il cinghiale una delle specie più diffuse. E’ lui il vero re del parco, l’abitante più conosciuto della foresta.
Sempre all’interno del bosco in un recinto grande circa 400 ettari viene ospitata un’intera colonia di daini.. Sono animali non autoctoni del parco ma con il passare del tempo si sono ambientati egregiamente e ora pascolano tranquilli orgogliosi dei loro trofei.
Oltre agli animali selvatici all’estremità meridionale del lago dei Monaci in una zona pantanosa pascolano indisturbate intere mandrie di bufali. La presenza di questo animale è molto antica, nell’agro pontino un tempo veniva utilizzato soprattutto per le sue virtù di silenzioso e paziente lavoratore. Oggi, questo pacifico animale non viene utilizzato più per il lavoro ma viene allevato per il suo latte e per la sua carne dalle caratteristiche particolari.
A ridosso della bufalara collegato al mare da un lungo canale si trova il lago di Caprolace. Fino a pochi anni fa il più integro dei laghi. Oggi la sua salinità è molto elevata e viene sfruttata per l’itticoltura e le sue sponde ospitano eleganti fenicotteri e cormorani.
Poco lontano, vicino al promontorio, si arriva al lago di Paola. Questo specchio d’acqua secondo in estensione dopo quello di Fogliano è un relitto del mare preistorico e i suoi bracci simili a piccoli fiordi sono i letti dei fiumi antichissimi che defluivano verso il mare. il suo nome è anche lago di Sabaudia perché sulla sua sponda nordoccidentale si adagia l’omonima cittadina inserita nel territorio del parco. All’estremità del lago, sotto il promontorio, c’è torre Paola una delle quattro torri del Circeo. Fu costruita nel Cinquecento con lo scopo di vigilare sul canale che nell’antichità i Romani scavarono per avere l’accesso al lago di Paola.
Per giungere al promontorio del Circeo si percorre una strada tortuosa che si inerpica nella collina ed apre spettacoli sempre diversi. Le rocce calcaree sono continuamente battute dal vento.
Più in alto su un belvedere che abbraccia a 360 gradi tutto il territorio circostante si trova l’acropoli, il luogo dei resti della romana Circei.
Tutta l’area del parco è considerata una delle più significative e importanti dal punto di vista della preistoria e nelle numerose grotte che si aprono sul promontorio sono state trovate le testimonianze dell’uomo di Neanderthal..
Vicino al centro si può ammirare la grotta Blattai scoperta nel febbraio del 1939.
Fuori da questa grotta c’è la vita di San Felice Circeo. Attraversando la porta che si apre sulle mura medievale si staglia piazza Vittorio Veneto, un salotto pieno di vita e di colore. Poi la torre dei Templari e la casa dei Cavalieri. Su tutta la piazza domina un grande orologio dai riflessi d’oro.
Il tessuto urbano è molto raccolto ma è continuamente arieggiato da slarghi piazze ed aperture. Basta passare sotto un arco ed altri quadri si aprono agli occhi.. un vicolo una scalinata e finalmente una balconata sul mare.
Un luogo davvero suggestivo.
Da ricordare sono le cisterne, oggi immerse nella vegetazione. Tra queste, la più suggestiva è senz’altro quella del’Eco. Le scale che conducono all’interno rimbombano in modo irreale e le volte che si srotolano lentamente innanzi appaiono stanze per Ciclopi. La sua lunghezza è di 60 metri e la luce all’interno è tremolante quasi a voler meglio stimolare la fantasia di chi visita questo luogo. Resti monumentali che formano un parco archeologico perfettamente inserito nello spettacolo verde del Circeo.
Il più piccolo fra i parchi italiani: 8.300 ettari sul litorale laziale. Un lingua verde lunga 40 chilometri che parte dal magico promontorio a Capo Portiere. La fascia litoranea è la più varia e spettacolare e la zona umida chiusa dai laghi di Fogliano dei Monaci e di Cabrolace è stata riconosciuta nel 1971 in base alla convezione di Ramsa, di interesse internazionale.
Solo una lunga striscia di sabbia difende la terra dagli assalti dei venti salati. Un’occasione per ammirare gli ultimi resti di macchia mediterranea, spalmati sulle dune di sabbia.
In determinate stagioni dell’anno i colori sgargianti dei fiori regalano alla duna un abito diverso e pieno di vita. In questo luogo l’unico suono che si può ascoltare è quello della risacca delle onde che si infrangono sul bagnasciuga. Poco lontano si sente il canto degli uccelli tranquilli abitanti di questa zona di foresta che è stata salvata durante la bonifica e che oggi si chiama Selva del Circeo un ambiente che in passato dava lavoro a molti uomini che proprio dagli alberi traevano sostentamento.
In origine questo bosco era formato da un nucleo principale costituito quasi esclusivamente da querce. Veniva chiamato fustaia e fu proprio quello che venne salvato dal taglio generale della selva avvenuto durante la bonifica delle paludi. Il bosco ceduo invece fu completamente abbattuto lasciando la fustaia esposta ai venti alla salsedine marina ad una maggiore luce e a un maggior calore. Per proteggere le preziose querce furono piantate due specie tipiche della vegetazione mediterranea il pinus spinea e l’eucaliptus. Fra questi ultimi alcuni alberi della specie eucaliptus grandis hanno raggiunto dimensioni grandiose. Sono esemplari splendidi dal tronco liscio e quasi vellutato.
La foresta non è solamente uno scenario straordinario un microcosmo affascinante in cui poter rivivere certe sensazioni. Essa con le sue preziosissime forme di vita rappresenta una vera e propria risorsa biologica che l’Unesco ha inserito dal 1977 nella rete internazionale delle riserve della Biosfera.
Nel parco del Circeo molte sono le specie animali: le tartarughe palustri, ad esempio. Quindi piccoli crostacei, rane, tritoni e bisce d’acqua, presenti solo per alcuni mesi, a seconda della quantità di pioggia che cade durante l’anno. In questa foresta fatta di ambienti originari e di ambienti nuovi sono stati ricreati alcuni luoghi per tutelare alcuni di quelli animali che fin dall’antichità la popolavano. Uno di questi è il cinghiale una delle specie più diffuse. E’ lui il vero re del parco, l’abitante più conosciuto della foresta.
Sempre all’interno del bosco in un recinto grande circa 400 ettari viene ospitata un’intera colonia di daini.. Sono animali non autoctoni del parco ma con il passare del tempo si sono ambientati egregiamente e ora pascolano tranquilli orgogliosi dei loro trofei.
Oltre agli animali selvatici all’estremità meridionale del lago dei Monaci in una zona pantanosa pascolano indisturbate intere mandrie di bufali. La presenza di questo animale è molto antica, nell’agro pontino un tempo veniva utilizzato soprattutto per le sue virtù di silenzioso e paziente lavoratore. Oggi, questo pacifico animale non viene utilizzato più per il lavoro ma viene allevato per il suo latte e per la sua carne dalle caratteristiche particolari.
A ridosso della bufalara collegato al mare da un lungo canale si trova il lago di Caprolace. Fino a pochi anni fa il più integro dei laghi. Oggi la sua salinità è molto elevata e viene sfruttata per l’itticoltura e le sue sponde ospitano eleganti fenicotteri e cormorani.
Poco lontano, vicino al promontorio, si arriva al lago di Paola. Questo specchio d’acqua secondo in estensione dopo quello di Fogliano è un relitto del mare preistorico e i suoi bracci simili a piccoli fiordi sono i letti dei fiumi antichissimi che defluivano verso il mare. il suo nome è anche lago di Sabaudia perché sulla sua sponda nordoccidentale si adagia l’omonima cittadina inserita nel territorio del parco. All’estremità del lago, sotto il promontorio, c’è torre Paola una delle quattro torri del Circeo. Fu costruita nel Cinquecento con lo scopo di vigilare sul canale che nell’antichità i Romani scavarono per avere l’accesso al lago di Paola.
Per giungere al promontorio del Circeo si percorre una strada tortuosa che si inerpica nella collina ed apre spettacoli sempre diversi. Le rocce calcaree sono continuamente battute dal vento.
Più in alto su un belvedere che abbraccia a 360 gradi tutto il territorio circostante si trova l’acropoli, il luogo dei resti della romana Circei.
Tutta l’area del parco è considerata una delle più significative e importanti dal punto di vista della preistoria e nelle numerose grotte che si aprono sul promontorio sono state trovate le testimonianze dell’uomo di Neanderthal..
Vicino al centro si può ammirare la grotta Blattai scoperta nel febbraio del 1939.
Fuori da questa grotta c’è la vita di San Felice Circeo. Attraversando la porta che si apre sulle mura medievale si staglia piazza Vittorio Veneto, un salotto pieno di vita e di colore. Poi la torre dei Templari e la casa dei Cavalieri. Su tutta la piazza domina un grande orologio dai riflessi d’oro.
Il tessuto urbano è molto raccolto ma è continuamente arieggiato da slarghi piazze ed aperture. Basta passare sotto un arco ed altri quadri si aprono agli occhi.. un vicolo una scalinata e finalmente una balconata sul mare.
Un luogo davvero suggestivo.