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di Marco D'Amico
di Marco D'Amico
OLIMPIADI A PECHINO, GLI ANIMALISTI INSORGONO
di Marco D'Amico
L'assegnazione dei giochi olimpici del 2008 alla capitale cinese
ha inasprito le polemiche degli animalisti e di Amnesty International
che accusano il governo socialista di scarsa attenzione verso la difesa
dei diritti degli esseri viventi, uomini e animali.
16 luglio 2001 - Le Olimpiadi del 2008 si terranno a Pechino. E gli animalisti non saranno certo felici di questa scelta. L'annuncio è stato dato venerdì scorso dal presidente uscente del CIO Juan Antonio Samaranch: Pechino - che aveva perso per due voti "comprati sottobanco" l'assegnazione dei giochi olimpici del 2000 vinta da Sidney - con 56 preferenze ha battuto in volata Toronto (22), Parigi (18), Istambul (9) ed Osaka. La città cinese ha, dunque, sconfitto le sue antagoniste ma non i tanti, tantissimi oppositori della candidatura di Pechino per i giochi olimpici che torneranno ad Oriente dopo l'edizione del 1988 a Seul. Secondo molti, infatti, la Cina ha, con un po' di eufemismo, ben "poco rispetto" per i diritti umani e, per quel che riguarda il nostro settimanale on line, per i diritti degli animali. Altri ancora la definiscono "non impeccabile" da questo punto di vista ma le 1370 esecuzioni capitali ordinate nel mese di giugno dal governo cinese parlano da sole e giustificherebbero ben altri termini. Certo la rabbia sale se si torna indietro al 1996 quando anche Atlanta (che per chi non se lo ricordasse è negli Stati Uniti, dove in molti stati è in vigore la pena di morte, ma che è anche la sede della "The Coca Cola Company") sconfisse Atene ed organizzò i giochi olimpici del businness televisivo e pubblicitario.
Sulla questione, insieme a tanti altri, sono scesi in campo Amnesty International, numerosissime associazioni animaliste e anche il Dalai Lama in prima persona ma non è bastato: i giochi si faranno.
Non sono bastate le condanne capitali e neanche i tanti soprusi ai danni degli orsi (uccisi per prelevarne la bile), dei cani e dei gatti (finiscono sulle mense dei cinesi) e degli innumerevoli animali che da secoli subiscono il "non rispetto" ma anche torture e sevizie da parte di quel miliardo e 200 milioni di residenti di quella che un tempo era la terra di Mao e che ha visto nel 1989 l'uccisione di un migliaio di studenti armati soltanto di parole ed affrontati con carri armati e fucili nella piazza di Tienanmen. Le famiglie di questi valorosi giovani, ma non solo loro, inorridiscono al solo pensiero che nel 2008 in quella stessa piazza verrà issata la bandiera con i cinque cerchi olimpici, simbolo di unione e fratellanza tra i popoli. Quella stessa piazza immortalata nell'immagine che ha fatto il giro del mondo di quel ragazzo con due borse della spesa che, da solo, fronteggiava l'avanzata di quattro carri armati. Anche questo giovane non potrà assistere ai giochi del 2008 perché ucciso ma in ognuno di noi rimane indelebile quell'istantanea che ha fatto il giro del mondo, accompagnata dal commento: "rendiamo omaggio a quest'uomo che ognuno di noi ha dentro di sé".
La protesta contro l'assegnazione dei giochi, comunque, non si è esaurita venerdì scorso. Le associazioni animaliste ed Amnesty promettono una dura battaglia e vigileranno attentamente su cosa accadrà nel futuro immediato.
Tra i cori di no, infatti, emerge anche un pensiero più ottimista secondo il quale l'assegnazione a Pechino dei giochi olimpici porterà l'intera Cina ad avere gli occhi addosso per i prossimi 7 anni e quindi il governo cinese dovrà necessariamente rivedere la propria politica estremista in materia di diritti umani e verso gli animali. Forse questa può essere anche una giusta disamina. Anche l'Unione Sovietica, ai tempi dei giochi olimpici di Mosca 1980, subì la stessa influenza positiva con un cambio di mentalità nel Governo che è stata alla base del passo successivo culminato nella glasnost ed alla perestrojka di Gorbaciov.
Staremo a vedere. La delegazione cinese, pochi istanti dopo la designazione, ha affermato con fermesza: "faremo ciò che il mondo si aspetta da noi". La speranza è che davvero più di qualcosa possa cambiare. Lo sport, in passato, ha saputo fare di questi miracoli. Pechino, ce lo auguriamo tutti, può solo imboccare la strada del rispetto verso ogni forma vivente. Ne avrebbe solo da guadagnarci.
Sulla questione, insieme a tanti altri, sono scesi in campo Amnesty International, numerosissime associazioni animaliste e anche il Dalai Lama in prima persona ma non è bastato: i giochi si faranno.
Non sono bastate le condanne capitali e neanche i tanti soprusi ai danni degli orsi (uccisi per prelevarne la bile), dei cani e dei gatti (finiscono sulle mense dei cinesi) e degli innumerevoli animali che da secoli subiscono il "non rispetto" ma anche torture e sevizie da parte di quel miliardo e 200 milioni di residenti di quella che un tempo era la terra di Mao e che ha visto nel 1989 l'uccisione di un migliaio di studenti armati soltanto di parole ed affrontati con carri armati e fucili nella piazza di Tienanmen. Le famiglie di questi valorosi giovani, ma non solo loro, inorridiscono al solo pensiero che nel 2008 in quella stessa piazza verrà issata la bandiera con i cinque cerchi olimpici, simbolo di unione e fratellanza tra i popoli. Quella stessa piazza immortalata nell'immagine che ha fatto il giro del mondo di quel ragazzo con due borse della spesa che, da solo, fronteggiava l'avanzata di quattro carri armati. Anche questo giovane non potrà assistere ai giochi del 2008 perché ucciso ma in ognuno di noi rimane indelebile quell'istantanea che ha fatto il giro del mondo, accompagnata dal commento: "rendiamo omaggio a quest'uomo che ognuno di noi ha dentro di sé".
La protesta contro l'assegnazione dei giochi, comunque, non si è esaurita venerdì scorso. Le associazioni animaliste ed Amnesty promettono una dura battaglia e vigileranno attentamente su cosa accadrà nel futuro immediato.
Tra i cori di no, infatti, emerge anche un pensiero più ottimista secondo il quale l'assegnazione a Pechino dei giochi olimpici porterà l'intera Cina ad avere gli occhi addosso per i prossimi 7 anni e quindi il governo cinese dovrà necessariamente rivedere la propria politica estremista in materia di diritti umani e verso gli animali. Forse questa può essere anche una giusta disamina. Anche l'Unione Sovietica, ai tempi dei giochi olimpici di Mosca 1980, subì la stessa influenza positiva con un cambio di mentalità nel Governo che è stata alla base del passo successivo culminato nella glasnost ed alla perestrojka di Gorbaciov.
Staremo a vedere. La delegazione cinese, pochi istanti dopo la designazione, ha affermato con fermesza: "faremo ciò che il mondo si aspetta da noi". La speranza è che davvero più di qualcosa possa cambiare. Lo sport, in passato, ha saputo fare di questi miracoli. Pechino, ce lo auguriamo tutti, può solo imboccare la strada del rispetto verso ogni forma vivente. Ne avrebbe solo da guadagnarci.