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25 giu 01 - A. Guerrini

VIDA, LA CORSA E' FINITA
25 giu 01 - A. Guerrini

Dopo due mesi di viaggio tra le foreste del nord-est italiano, l’orsa si è fermata sull’Agordino.

25 giugno 2001
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La corsa di Vida è finita. Forse sospesa, per un momento di meritato riposo. O più semplicemente Vida ha trovato la tranquillità, mascherata a rassegnazione, di chi sa che a casa non potrà più far ritorno.
Una storia cominciata quasi due mesi addietro che ha organizzazione e i fondi della provincia autonoma di Trento, dell’Istituto nazionale della fauna selvatica e dell’Unione europea e prende il nome di Life Ursus. Il progetto di ripopolamento delle Alpi del Brenta, che opera dal 1999 per il trasferimento degli orsi, (sette ad oggi) dai boschi sloveni in Italia.
I plantigradi vengono catturati poi narcotizzati, quindi infilato un collare-radio e due marche auricolari che permettono alle guardie faunistiche di seguirne gli spostamenti.
Una pratica che aveva seguito un corso tutto sommato “naturale”, fino a quando Vida non decise, lo scorso 4 maggio di rincorrere il suo passato, la sua terra d’origine, la Slovenia. E cominciò così a spostarsi verso est passando la Val di Tovel, una zona a nord del parco dello Stelvio, poi la Val Venosta, quindi Serentino, dall’altra parte dell’Adige e della superstrada. Trenta chilometri in linea d’aria, il doppio su terra. E ancora la provincia di Belluno, la Val Gardena, Canazei, Arabba. Un tragitto in “punta di piedi”, se è vero che Vida non ha mai aggredito nessuno.
Ma ora Vida si è fermata, lei. Allenata alla corsa e alla gara, si è ritirata, in zona Agordino.
Una storia, quella di quest’orsa, che era finita sulle prime pagine di molti giornali. Una eccezione dovuta senz’altro alla tipicità dell’evento, ma non solo. Vida si raccontava avesse tre cuccioli in Slovenia. Tre piccoli di orso ai quali era stata portata via la mamma. Una tesi, però, rigettata dagli uomini della forestale dello Stelvio e dagli stessi responsabili sloveni per la cattura. “Esistono dei protocolli scritti che devono essere rispettati - ha dichiarato il forestale Alberto Soffella -. Questo lavoro è stato svolto nel rispetto di queste regole”.
Noi, per correttezza, pubblichiamo il testo per la sopravvivenza dell’orso bruno delle Alpi e le direttive del Ministero della Sanità circa i sistemi di cattura, trasporto e rilascio degli animali una volta giunti in Italia.

Progetto per la sopravvivenza dell'Orso bruno delle Alpi (cfr. Piano Faunistico, Progetto-norma n. 10 e Art. 7 seguente);

RISERVE SPECIALI
ART. 7 - RISERVA SPECIALE S1 - TUTELA DELL'ORSO BRUNO DELLE ALPI
- 7.1. Un apposito segno grafico (Tav. 37) identifica un areale di "primaria importanza" per l'Orso bruno delle Alpi (Ursus arctos L.), coincidente con le attuali zone di svernamento e riproduzione della popolazione residua interne all'area protetta. La normativa di cui al presente Articolo resta in vigore fino all’effettuazione del “Piano di recupero dell’Orso bruno” previsto dal Piano Faunistico del Parco e dal Progetto norma n. 10 del PdP (con diretto riferimento alle 4 Risoluzioni finali del Workshop del 18-20.9.1992 alle Viote del M. Bondone).
L’orso bruno (Ursus arctos) era in passato una presenza caratteristica delle aree densamente boscate di tutta la penisola italica; durate il diciottesimo secolo l’areale cominciò a contrarsi e la specie rimase solo nelle zone montane, più difficilmente raggiungibili dall’opera di disboscamento estensiva praticata dall’uomo. La persecuzione diretta ha successivamente accelerato il processo di contrazione dell’areale, fino alla situazione attuale che vede presenti in Italia solo due popolazioni isolate di orsi: quella appenninica del Parco Nazionale d’Abruzzo e quella alpina del Parco Naturale Adamello Brenta, situato nel Trentino occidentale.
Purtroppo, a differenza del nucleo appenninico, gli orsi del Brenta non possono essere considerati una popolazione vitale: recenti ricerche hanno stimato la presenza di non più di 2-3 individui e la totale assenza di nuovi nati dal 1989. È possibile quindi affermare che il nucleo trentino di orsi ha superato la soglia dell’estinzione; una ripresa naturale è purtroppo assolutamente improbabile.

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