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di Ciro Troiano

LA ZOOMAFIA COLPISCE ANCHE I CAVALLI
di Ciro Troiano

Responsabile “Osservatorio Zoomafia” LAV.

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1 giugno 2001 - “È un giro d’affari da decine e decine di milioni quello che viene mosso ogni anno dalle scommesse clandestine sui cavalli. Vogliono lasciarci intendere che spesso si tratta di una sorta di passatempo per gli appassionati di ippica del Catanese, ma noi sappiamo bene che dietro l’organizzazione di questi eventi si nascondono personaggi molto vicini alla criminalità di casa nostra”. A parlare è il maggiore Pino d’Agata, comandante del reparto operativo dei Carabinieri di Catania. (...) “... se non sei bene addentro a certe situazioni e se non hai amicizie forti, non puoi gestire scommesse multimilionarie come quelle che si fanno per le corse clandestine. Per non parlare poi dell’organizzazione del blocco stradale, delle staffette che seguono e precedono i cavalli e calessi. Non a caso quando siamo entrati in azione abbiamo sempre dovuto confrontarci con soggetti pregiudicati”. Secondo l’Ufficiale i gruppi malavitosi del Catanese coinvolti maggiormente sono: “Il clan Cappello e quello che ora possiamo definire dell’ex Malpassotu. Le estorsioni non rendono più come una volta e allora, per sostenere le loro attività, per mantenere le famiglie dei detenuti, i clan hanno deciso di darsi da fare anche con le corse di cavalli. D’altra parte a loro basta davvero poco: qualche au-tomobile, qualche motorino, e un rettilineo di un chilometro, un chilometro e mezzo....”» Il quadro delineato dal maggiore D’Agata per la provincia di Catania, è simile a quello di tante altre aree geografiche delle regioni del sud, ma, in alcuni casi, anche di province dell’Italia centrale. Se in Sicilia o in Campania a farla da padrona sono le cosche, in altre realtà si assiste alla sempre più massiccia presenza di gruppi etnici come gli albanesi o nomadi dell’ex Jugoslavia. I carabinieri di Carini e Partinico hanno bloccato all’alba del 26 luglio lo svolgimento di una corsa clandestina di cavalli che si stava svolgendo lungo la provinciale di Zucco, fra Montelepre e Carini. Sono stati sequestrati tre cavalli, due dei quali erano iscritti al palio di Cinisi, vietato il 12 luglio scorso dal Prefetto di Palermo, Renato Profili. I militari hanno fermato e identificato una trentina di spettatori e denunciato 14 persone per maltrattamento di animali. Proprio in merito ai palii e corse di cavalli, il Prefetto Profili, ha preso la scorsa estate una ferma presa di posizione, non concedendo l’autorizzazione prevista dalla normativa sulla pubblica sicurezza. Contro il rischio di inquinamento mafioso delle gare di cavalli in provincia di Palermo si sono registrati gli interventi di alcuni politici tra cui Walter Veltroni che dagli uffici di Bruxelles del Parlamento europeo, ha inviato una nota in cui esprime soddisfazione per la decisone adottata, non solo per motivi legati “alla necessità di salvaguardare la vita degli animali, ma anche perché come è stato da più parti documentato, tali manifestazioni, insieme agli altri fenomeni di corse clandestine, sono pienamente sotto il diretto controllo della criminalità organizzata. (...) È necessario un intervento dello Stato per garantire lo svolgimento trasparente e sereno delle manifestazioni di paese, che devono mantenere la loro atmosfera di festa, senza tradursi in un’inutile sofferenza per gli animali e, tanto meno, in un’occasione per alimentare la criminalità organizzata”. Il 3 aprile a Foggia 15 persone sono state denunciate a piede libero per associazione per delinquere finalizzata alle corse e scommesse clandestine, maltrattamento di animali e uso di sostanze dopanti. La squadra mobile in collaborazione con il Sisde, ha portato a termine in località Vaccarella, un’operazione tesa a reprimere le scom-messe clandestine su gare ippiche. Sono stati sequestrati cinque cavalli, cinque calessi, e i mezzi per trasportare i cavalli, siringhe e ricette per acquisto anabolizzanti. Quando la polizia è intervenuta era in corso una gara tra due cavalli con calessini condotti da altrettanti driver, al seguito dei quali vi era un’auto con diverse persone a bordo che controllava la regolarità della corsa. Il padrino latitante Mario De sena, appartenente ad una nota famiglia camorristica della provincia di Napoli, è stato arrestato dalla polizia in un maneggio. Gli investigatori sapevano da tempo della sua passione per i cavalli - ne possiede uno-, e hanno seguito la strada degli ippodromi. Una pista giusta che ha portato il 17 maggio al suo arresto. Con lui vi era anche un macellaio, tale Pasquale Renella. 16 giugno a Napoli, i carabinieri nel corso di un’imponente operazione contro la criminalità organizzata portata a termine nei Quartieri Spagnoli, hanno sequestrato un purosangue chiamato “Tropp Tass” (Troppe Tasse), tenuto in un locale in pessime condizioni igieniche. Il Cavallo veniva utilizzato per le corse clandestine. Alla fine di settembre i carabinieri del nucleo operativo ecologico hanno scoperto un’area di 2000 metri quadri, con annessi quattro manufatti, tra cui un ricovero per un cavallo, che era utilizzata abusivamente per lo smontaggio e la rottamazione delle parti meccaniche di auto demolite. La struttura si trovava in via Marco Polo, nel quartiere Ostiense, a Roma. L’attività veniva svolta in totale assenza delle necessarie autorizzazioni, l’area era sprovvista dei requisiti riguardanti la sicurezza del lavoro e le norme igienico-sanitarie e, alle dipendenze del titolare c’era un cittadino extracomunitario che lavorava in violazione della normativa. All'interno dell’area sequestrata c’era una piccola costruzione in tufo che ospitava un cavallo. L’animale, è stato poi ricoverato in una struttura più idonea. Ma anche il mondo dell'ippica ufficiale non si salva dall'inquinamento della delinquenza organizzata e ciò si sa da tempo. Secondo i controlli effettuati dalla Federazione Internazionale Sport Equestri, il 5 per cento dei cavalli italiani impegnati nei concorsi ippici nazionali ed internazionali risultano positivi alle sostanze doping. Il problema, per alcuni osservatori, è a monte. Non si conoscono i criteri con i quali vengono effettuati controlli antidoping e, soprattutto, quanti cavalli risultano positivi ogni anno in Italia, visto che la Fise non rende pubblici i casi di doping. Altro aspetto negativo sono le sanzioni che risultano essere del tutto inadeguate se non ridicole, visto che i cavalieri che usano metodi brutali se la cavano con poco. È emblematico il caso di un cavaliere olimpico che ha ucciso un cavallo a bastonate ricevendo come punizione la sospensione di sole cinque settimane. “...Il doping riguarda non solo le corse Tris, ma tutte le corse. Per un cumulo di motivi non rit-niamo gli Enti tecnici addetti alla sorveglianza sul doping in grado di svolgere un lavoro completo e attendibile. Ci sono troppo elementi che sfuggono ad un controllo diretto e l’ingerenza delle Società di corse nel problema complica le cose anziché semplificarle. Le chiacchiere che si fanno negli ippodromi nell’attesa tra una corsa e l’altra non sono sempre puri pettegolezzi. Spesso danno interpretazioni giustificabili a situazioni in realtà accadute. Quando si vede un cavallo migliorare di due secondi le sue prestazioni normali qualche sospetto può nascere. Né è possibile fare migliaia di esami antidoping perché i fondi a disposizione dell’Encat presto finiscono (...).

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