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25 giu 01

AFRICA: CONTINUO S.O.S
25 giu 01

Preoccupazioni per l’uso di insetticidi nel delta dell’Okavango.
Animali selvatici venduti nei mercati dell’Africa centrale.

25 giugno 2001 - L’Africa è probabilmente il continente più vario e straordinariamente bello da un punto di vista naturalistico che esista al mondo. Eppure l’estrema povertà, l’instabilità politica, gli interessi economici che premono molti fra gli stati africani, mortificano l’equilibrio naturale (oltre alle persone chiaramente) della regione e lo rendono soggetto a continui rischi.
Ultimamente è in pericolo il delta del fiume Okavango, nel Botswana settentrionale, uno degli ecosistemi naturali più importanti di tutta l’Africa. Questo luogo conserva buona parte della biodiversità del Botswana, oltre a rappresentare la principale fonte d’acqua di un paese in gran parte semidesertico. Desta viva preoccupazione per l’equilibrio biologico dell’area l’intenzione di voler irrorare dal prossimo inverno con l’Endosulfan, un potente insetticida, 7.180 chilometri quadrati del delta nel tentativo di controllare la diffusione della mosca tsetse. Questo insetticida è tossico per gli insetti e i pesci. Il delta è di importanza internazionale per numerose specie di uccelli acquatici e l’uso indiscriminato del pesticida potrebbe minacciare proprio i volatili che si cibano prevalentemente di pesci e insetti. Negli ultimi 8 anni le mosche tsetse sono state controllate per mezzo di trappole odorose. Questa tecnica è stata impiegata con successo in altri Paesi africani ma in Botswana ha dato scarsi risultati, dovuti principalmente alla pessima manutenzione delle trappole. Quattro Organizzazioni non governative si stanno muovendo per effettuare nel più breve tempo possibile una valutazione d’impatto ambientale, considerando tutte le possibili opzioni disponibili per il controllo della mosca tsetse.

Come se non bastasse, la mancanza di cibo costringe a scopo alimentare la fauna selvatica. Una pratica molto diffusa nei paesi in via di sviluppo africani e in particolare in quelli dove il territorio non è adatto all’allevamento su larga scala del bestiame. Sono sempre più numerose le evidenze che questo fenomeno sta assumendo dimensioni preoccupanti soprattutto a causa dell’aumento della popolazione umana. Per molti mammiferi la caccia eccessiva è diventata la principale causa della loro diminuzione. Un gruppo di ricercatori ha analizzato nel 1991 e poi di nuovo nel 1996 il numero e le specie di mammiferi venduti come cibo nel mercato di Malabo, sull’isola di Bioko (Guinea Equatoriale), in Africa centrale. Rispetto al 1991, nel 1996 sono arrivate al mercato carcasse appartenenti a più specie e in numero superiore del 60%. Nel 1996 sono aumentate le carcasse di specie di piccole dimensioni come a esempio roditori e cefalofi azzurri (Cephalopus monticola) mentre sono diminuite quelle appartenenti a specie di dimensioni maggiori come il cefalofo di Ogilby (C. ogilby) e di sette specie di primati diurni. I risultati di questo lavoro e in particolare la diminuzione delle specie di dimensioni maggiori suggerisce che la situazione a Bioko è pericolosamente vicina a una catastrofe, con numerose popolazioni di primati sull’orlo dell’estinzione. E’ sempre più urgente trovare per la popolazione locale fonti proteiche alternative alla fauna selvatica.

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