Morto Jako, il cane bruciato vivo perché abbaiava troppo
Non ce l’ha fatta Jako, il siberian hasky di sette anni che nella notte tra il primo e il 2 novembre era stato briciato vivo perché “abbaiava troppo”. Morto nonostante un paese intero, San Pietro Vernotico, in provincia di Brindisi, si fosse mobilitato per salvarlo e un veterinario, lo stesso che lo aveva soccorso per la prima volta, lo curasse quotidianamente.
Jako viveva momentaneamente a casa della nonna del suo padrone. Un mese prima il figlio della donna aveva trovato un biglietto dove c’era scritto che il cane sarebbe stato avvelenato se non avesse smesso di abbaiare.
A novembre qualcuno si è introdotto nell’abitazione al primo piano, ha legato il cane e gli ha dato fuoco con uno straccio impregnato di benzina avvolto su un bastone. Ha anche messo un armadietto contro la porta per impedire all’animale di scappare. L’allarme è scattato verso le 2,30, quando un vicino ha sentito il boato e ha chiamato i vigili del fuoco.
Intanto gli inquirenti sono a lavoro per visionare le immagini delle videocamere di sorveglianza per identificare i colpevoli.
Tutti speravano che Jako ce la potesse fare: il Comune aveva preso in carico le spese per curare l’animale, che era stato trasferito in una clinica veterinaria per essere operato. Tutto inuitle: è morto dopo due anestesie senza che i veterinari riuscissero a procedere con l’intervento.
Ora il sindaco di San Pietro, Pasquale Rizzo, ha annunciato che il Comune si costituirà parte civile in caso di processo.
Quello di Jako è solo l’ultimo dei casi in cui gli animali sono vittime della crudeltà dell’uomo.
Tutti ricordano la storia di Angelo, il randagio di strada seviziato e ucciso da alcuni ragazzi “per divertimento” nel 2016. Gli autori del gesto furono condannati a 16 anni di reclusione. Angelo scosse le coscienze di molti, diventando un simbolo della crudeltà di cui sono vittime gli animali, tanto da diventare protagonista di canzoni e di un cortometraggio che ha avuto il patrocinio della Lega Nazionale per la Difesa del Cane.“Angelo - life of a Street Dog” del regista Angelo Dalfino vede come protagonista del film un cane proveniente da un canile, che alla fine delle riprese è stato adottato proprio dal regista.
Dopo questi e altri casi, sono in molti a chiedere un inasprimento delle leggi che puniscono chi sevizia o uccide gli animali. Attualmente il reato di "maltrattamento di animali" è disciplinato dall'art. 544- ter c.p. , che punisce "chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche" con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro.
Il terzo comma dell'art. 544-ter introduce una speciale circostanza aggravante, la quale prevede, nel caso di morte dell'animale, in seguito alle condotte di maltrattamento disciplinate dal primo comma, che la pena nello stesso prevista sia aumentata della metà.