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Dall'Italia al Costa Rica per studiare il clima

Grazie alle rilevazioni della stazione biologica e meteorologica e alle immagini di una webcam sarà possibile capire i cambiamenti climatici osservando i volatili

01 dicembre 2016
| di Redazione
Dall'Italia al Costa Rica per studiare il clima

Studiare i cambiamenti climatici osservando la fauna tropicale. É quello che sta facendo un gruppo di ricercatori e tecnici dell'Università di Modena e Reggio Emilia che si trovano in Costa Rica per partecipare a una spedizione nell'ambito del progetto ClimBio.

 

Nella riserva Karen Mogensen, che si trova nel versante pacifico della Costa Rica, è attiva già da due anni la stazione biologica e meteo-climatica di ricerca sperimentale Italia-Costa Rica  che rappresenta l'unica realtà di questo tipo nella penisola di Nicoya. Qui si sta studiando in particolare l'avifauna, ovvero l'insieme degli uccelli che popolano questa regione, che sono ritenuti un importante indicatore dei cambiamenti climatici. Molti studiosi, infatti, ritengono che proprio gli uccelli, per il loro metabolismo molto attivo e per la loro capacità di compiere grossi spostamenti, risultano essere anche particolarmente sensibili alle variazioni meteorologiche  e climatiche dalle quali sono influenzati.

 

L'attuale spedizione ha quindi l'obiettivo di identificare le specie che possono essere prese come indicatore di riferimento per poi procedere a un piano di monitoraggio più ampio che dovrà portare alla completa mappatura della biodiversità di quell'area protetta.

 

I dati meteorologici saranno raccolti grazie anche a una webcam appena installata che invierà i dati direttamente alla rete meteo dell’Osservatorio geofisico del dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” dell'Università. Una webcam che ha già dato un primo risultato insperato: l’immagine di un fulmine che è caduto a poche centinaia di metri dalla stazione durante un recente temporale.

 

“L'installazione della webcam – ha commentato Luca Lombroso, meteorologo e tecnico dell’Osservario Geofisico dell'Università di Modena – e il suo collegamento a internet in un ambiente particolare come questo, che per il suo isolamento non fruisce di rete elettrica e telefonica ed è raggiungibile con difficoltà, non è stato dei più semplici. La webcam consentirà ora di monitorare i fenomeni 'a vista' sulla foresta, come la condizione e tipo di nuvolosità, non rilevabili dagli strumenti automatici della stazione meteo ma importanti dal punto di vista meteorologico e climatico”.

 

“È una grande soddisfazione – ha detto il professor Dario Sonetti, coordinatore della spedizione – vedere la Stazione funzionante e nostri ricercatori già in piena attività. I dati biologico-naturalistici si stanno accumulando così come le rilevazioni meteo che dovrebbero consentire, nel lungo termine, di avere un quadro del cambiamento climatico in atto in questa area del Paese”.

 

“Uno degli obiettivi dell’Accordo di Parigi stipulato lo scorso anno  – aggiunge Lombroso – quello di contenere l’innalzamento delle temperature entro i 2°C rispetto all’era preindustriale, è motivato fra le altre cose dal limitare il più possibile la perdita della biodiversità. Per questo è fondamentale l’osservazione meteoclimatica e biologica”.

 

Oltre a Sonetti e Lombroso fanno parte della spedizione i dottori Matteo Dal Zotto, Maurizio Carnevali e Giuseppe Romeo, del Dipartimento di Scienze della Vita dell'Università di Modena, mentre la responsabile per l'Università è la professoressa Aurora Perderzoli del dipartimento di Scienze della vita.

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